La potenza terapeutica ed espressiva del ricamo, per tutti

Al di là del limite: il ricamo sotto una nuova luce

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Il ricamo nell’immaginario collettivo è strettamente legato al genere femminile, ed è spesso connotato come obsoleto, vecchio e un po’ noioso, ricollegandosi all’immagine di signorina per bene dell’ottocento che per tenersi occupata ricama fiorellini vezzosi. (esagero un po’ per rendere l’idea…)

Vorrei che ci liberassimo da questa idea limitata e fuorviante del ricamo. 

Il ricamo è uno strumento espressivo che può esprimere qualunque cosa desideriamo, e il risultato dipende unicamente dall’utilizzo che ne facciamo, proprio come per le altre tecniche di arte e artigianato. 

Ed esattamente come per le altre tecniche espressive, anche il ricamo può essere utilizzato per l’arte terapia, ovvero concentrandosi sull’aspetto di libera espressione e sfogo delle emozioni, anziché sul raggiungimento di un risultato visivo.

Da questo punto di vista, il ricamo è molto forte: i significati simboli delle tecniche tessili, infatti, hanno radici profondissime nell’inconscio collettivo, e sono legate all’archetipo della grande madre, dello scorrere del tempo e della vita, del racconto e della memoria. 

Per questo motivo, e anche per la sua ripetitività gestuale, il ricamo è una attività particolarmente terapeutica e meditativa; simbolicamente, rappresenta una sutura dell’anima, come un kintsugi di filo che va a lavorare dove più abbiamo bisogno, e dalle nostre ferite emotive crea cicatrici splendide, che diventano parte di noi-non devono essere nascoste, ma integrate nel bellissimo disegno della nostra identità.

Puoi immaginare quanto sia potente una attività così profonda e simbolica? 

Hinge, Leslie 1868-1942: World War I returned servicemen embroidering. Image courtesy Alexander Turnbull Library, Wellington, New Zealand.

Hinge, Leslie 1868-1942: World War I returned servicemen embroidering. Image courtesy Alexander Turnbull Library, Wellington, New Zealand.

Queste opinioni sul ricamo non sono solo un mio punto di vista, né tantomeno sono novità assolute. Ti faccio un esempio molto chiaro e sorprendente: sapevi che esisteva un programma di riabilitazione psicologica basato proprio sul ricamo, per i soldati della prima guerra mondiale con disabilità o sindrome post traumatica?

In Inghilterra, Australia, Nuova Zelanda, Canada, Sud Africa, Francia i reduci di guerra in ospedale venivano aiutati ad accettare le disabilità e a superare il trauma del combattimento ricamando; spesso questi ricami erano venduti per raccogliere fondi a supporto degli ex soldati. Oggi, si possono vedere i lavori di questi soldati in diversi musei del mondo, oltre che in chiese e istituzioni, come per esempio il paramento d’altare della famosa St. Paul’s Cathedral di Londra.

Questo esempio mi piace particolarmente perché esprime non solo la potenza riabilitativa del ricamo, ma anche la sua assoluta versatilità. Visto spesso come qualcosa da donne e bon ton, il ricamo è invece per tutte le persone(di qualunque genere!) che vogliono mettersi in contatto con sé stesse, rallentando punto per punto, fino a ritrovare il ritmo del proprio cuore, sincronizzandosi con la propria parte più profonda. 

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